Mettere Radici

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Il momento pedagogico, separato da quello dell’esecuzione artistica è essenziale non solo perché alcune forme si trasmettano ma anche e soprattutto perché mutino profondamente.
(Ferdinando Taviani)

Quel che sembra caratterizzare il momento storico attuale, e dunque anche la vitalità del teatro, è una perdita di energia, determinata dagli strascichi della situazione pandemica, ma forse non solo da essa. Il panorama teatrale italiano sembra esprimere una difficoltà nell’individuare chiari sistemi di orientamento. Una possibile soluzione per capovolgere la situazione può essere tornare ai principi, a quelle pratiche che stanno alla base del risultato artistico: mettere nuove radici, e cercare nelle radici l’impulso al cambiamento.

La formazione dell’attore, le radici della sua arte, sono al centro degli interessi del Teatro Tascabile di Bergamo – Accademia delle Forme Sceniche fin dalla sua fondazione. Per rispondere alle incertezze del nostro tempo il TTB intende dunque proporre per i prossimi tre anni, nei nuovi spazi recuperati del Monastero del Carmine, un ciclo di laboratori con grandi maestri del teatro occidentale ed orientale. Sono stati pensati per le nuove generazioni di attori che si stanno formando all’interno del Tascabile stesso, ma saranno aperti anche a tutti coloro che sono interessati a conoscere o approfondire le tecniche dell’attore. 

Il TTB propone situazioni pedagogiche che non trasmettano solo nozioni e tecniche, ma punti di partenza, esperienze, convinto che la comprensione del nocciolo di pratiche differenti possa aiutare a ritrovare una strada. Propone relazioni con grandi maestri basate tanto sulla pratica e sulla trasmissione del sapere quanto sulla possibilità di un “contagio”: i laboratori sono in primo luogo incontri con artisti, con donne e uomini straordinari, esempi di atteggiamenti non comuni nei confronti del lavoro.

L’allenamento, la tecnica, la pedagogia sono pratiche non solo utili, ma perfino indispensabili per una serie di funzioni molto concrete: servono a risolvere particolari blocchi fisici, a formare nuove competenze. Creano una zona privata di lavoro quotidiano per gli attori, che permette loro di sviluppare un percorso individuale. Al tempo stesso sono un modo per inserire nuovi attori nel lavoro di un gruppo, creando una lingua comune.

È un modo di passare da qualcosa che si acquisisce da altri a qualcosa che un attore può costruire ex-novo. Sono stati i principi base che hanno guidato molti gruppi teatrali nella grande ondata degli anni Settanta. Ora li riproponiamo come via per un teatro del futuro.

 

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