La gatta e il giornalaio

L’uomo dal cappello di paglia entrò in edicola per comprare il giornale, per cercare belle notizie dal mondo. L’edicola era ingombra di giornali, riviste, libri e pensieri. L’uomo dal cappello di paglia disse: “Buongiorno”. Una voce rispose: “Buongiorno”. L’uomo dal cappello di paglia cercò da dove venisse la voce, non capiva. Girò il capo a cercarla fra le migliaia di giornali e riviste, fra mille titoli e parole. Apparve il giornalaio. “Vorrei un giornale”, disse l’uomo dal cappello di paglia. “Eccolo”, disse il giornalaio, allungandogli un giornale con riviste allegate, “ne avrà da leggere, magari tutte belle notizie”. “Magari”, disse l’uomo dal cappello di paglia. Pagato il giornale, l’uomo stava per uscire, quando, accoccolato fra le riviste, vide un gatto. L’uomo dal cappello di paglia avvicinò la mano per accarezzarlo. “No! Si faccia prima annusare”, esclamò il giornalaio, “se no la graffia. Le hanno tirato la coda dei bambini dispettosi, quando era piccola e ora non si fida. Si faccia annusare”. L’uomo dal cappello di paglia si fece annusare, poi fece una piccola, discreta, attenta carezza. “Come si chiama?”, chiese. “Mimì”, rispose il giornalaio. L’uomo dal cappello di paglia aprì gli occhi di stupore. “Mimì, ciao Mimì”, disse l’uomo, poi sospirò, perché Mimì era il nome che aveva dato per amore e per tenerezza alla sua prima fidanzatina, anni prima. “Ciao Mimì, ciao Mimì”. Occhi lucidi, meglio uscire. “Arrivederci”.
La porta dell’edicola come per magia si chiuse e dentro rimasero Mimì, il ricordo antico
dell’uomo dal cappello di paglia e la gatta del giornalaio.

IT · EN · ES