L’arte è un orto

Quell’orto pareva fatto da Dio in persona, tanto era perfetto.
Piccoli solchi come vene per portare l’acqua alle melanzane.
Perfetti cerchi per raccogliere tutte le gocce di pioggia.
Ogni piccolo spazio era pensato come un luogo fuori dal tempo, e le insalate e i pomodori erano lì quasi a sfidare le stagioni.
Ecco cosa c’era in quell’incredibile orto.
Il tempo era come sospeso, come in un quadro di Morandi.
E poi c’era la cura dell’animo e dei cavolfiori… cosa c’è di meglio nel pensare l’orto come se fosse arte?
Si vedeva in quell’orto la mano, lo sguardo, il pensiero, la gioia e la malinconia dell’ortolano.
Non poteva non essere Dio a fare quell’orto, oppure un ortolano d’amore
L’ortolano mi ha accolto con la grazia di un angelo, egli sapeva curarmi con l’aglio.
E io mi sono lasciato curare per un momento, un solo istante, quello che mi bastava in quel giorno.
E se la mia anima ricorda quell’istante è perché la semina mi è entrata nel cuore, nelle viscere più profonde; la semina è avvenuta, io sono felice e malinconico nello stesso istante.
Ortolano, dammi dell’aglio tu che hai l’anima lunga e il passo breve, ortolano dammi dell’aglio dammi dell’aglio, ortolano dammi dell’aglio.

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