Ernesto e Lucia

La lampadina nella cucina di Ernesto fece un lampo e si fulminò, proprio quando stava mangiando dei cappelletti in brodo fatti con le sue stesse mani.

Ernesto guardò la lampadina, con ancora il lampo negli occhi, prese una sedia, ci salì sopra, la svitò e disse a se stesso: “domani andrò nel negozio di materiale elettrico a comprare una nuova lampadina”.

Con questo pensiero, Ernesto il solitario andò a dormire, con la pancia che borbottava per i troppi cappelletti mangiati.

Nello stesso tempo, in un’altra casa, nello stesso paese in cui abitava Ernesto, capitò la stessa cosa, un lampo e un’altra lampadina bruciata, ma, questa volta, nella cucina di Lucia. Anche lei stava cenando, e, ironia della sorte o forse magia della vita, Lucia mangiava cappelletti in brodo fatti con le sue stesse mani.

Anche Lucia svitò la lampadina salendo su una sedia e disse fra sé: “Domani andrò nel negozio a comprarne una nuova”, poi andò a dormire, con i cappelletti che facevano rumore, come un piccolo temporale nella sua pancia.

Ernesto e Lucia, anche se vivevano nello stesso paese, si erano incontrati solo una volta durante la festa patronale. I loro sguardi si erano incrociati per un attimo, niente di più di un attimo, un attimo svogliato senza impegno, uno sguardo subito dimenticato, insomma, uno sguardo di niente.

Ernesto e Lucia erano pensionati da molto tempo e le vicissitudini della vita li avevano portati a vivere da soli. Ernesto aveva sempre fatto il muratore e Lucia la sarta. Il tempo era passato e ora, come un gioco di specchi, di magia e di cappelletti, i due, con la lampadina bruciata, si ritrovarono davanti al negozio con sopra la scritta che diceva “Non solo luce”. Stava a significare che, in quel negozio, oltre alle robe elettriche, si poteva anche prendere il caffè, comprare il pane, una lavatrice o delle vecchie cartoline. Insomma, c’era di tutto e di più.

Ernesto e Lucia si ritrovarono con la lampadina bruciata in mano a guardarsi negli occhi, quella volta non era uno sguardo da niente, i due avevano negli occhi quel fulmine che aveva fatto la loro lampadina prima di bruciarsi. Iniziarono a balbettare per l’emozione e per qualche cosa che non sapevano dire. Parole tremanti uscirono dalle loro bocche, ma quel lampo di luce di lampadina bruciata diceva più di mille parole tremanti. Non dico che fra Ernesto e Lucia fosse già amore, no, ma sicuramente quello sguardo nascondeva voglia di cappuccini caldi, dolci fatti in casa, panni stesi, rumore del mare e respiro di montagna. Ma quelle parole tremanti sapevano solo dire: “anche a lei si è fulminata la lampadina?”. “Sì, quella della cucina”. “Io sono salito sulla sedia”. “Anch’io”.

Insomma, i due si raccontarono tutto, tranne il brontolio della pancia che facevano i cappelletti prima di addormentarsi.

Ernesto e Lucia si innamorarono, si presero per mano, bevvero cento cappuccini caldi, fecero cento dolci fatti in casa e si diedero mille baci rubati. Decisero di sposarsi, lo fecero in un negozio di lampadari a goccia. Mille lampadine accese, mille gocce di vetro illuminarono quell’amore di luce. Invece dell’anello, si infilarono al dito due cappelletti fatti in casa. Solo dopo il matrimonio parlarono dei rumori di pancia e risero, risero con le lacrime agli occhi.

IT · EN · ES